Le acidofile sono piante, anche molto diverse tra loro, che in comune hanno un’unica cosa: per vegetare bene devono vivere in terreni a reazione acida.
Partendo da questo punto in comune cerchiamo di capire cosa possiamo fare per mantenerle al meglio.
Esistono località in cui il mantenimento di queste piante non è assolutamente difficoltoso: hanno terreni freschi e naturalmente acidi, acqua con pH neutro e clima ideale….e poi c’è Modena.
Modena ha tutto quello che non serve per le piante acidofile! Terreno ed acqua fortemente calcarei e clima caldo-umido in estate e freddo-umido in inverno.
Mantenere piante acidofile a Modena non è difficile… è una sfida quotidiana!
Scherzi a parte vediamo di scendere un po’ di più nel dettaglio.
Quali sono le piante acidofile
Generalmente quando si parla di acidofile vengono in mente Ortensie, Azalee, Rododendri e Camelie.
I più esperti sapranno che anche Eriche, Ciclamini e Mirtilli sono piuttosto esigenti in fatto di acidità del terreno. Ma per completare il panorama vi posso elencare anche quasi tutte le piante da appartamento e poi Limoni (Agrumi in genere), Skimmia, Kalmia, Leucothoe, Magnolie, Gardenie, Abeti, Mimose, Aceri giapponesi, Calle, Clivia e Oleandri….
Potrei continuare ma diciamo che le più comuni sono queste. Come vedete sono piante estremamente diverse tra loro e anche le loro esigenze in fatto di acidità sono più o meno pressanti.
Rododendri ed Ortensie sono tra i più sensibili, ma mentre l’Ortensia in genere imbruttisce, deperisce, ma riesce a reggere anche diversi anni in ambiente ostile, il Rododendro, senza cure assidue, in pochi anni deperisce al punto di morire. Vediamo allora come procedere per avere buoni risultati anche se con condizioni di partenza non ottimali.
Piantare correttamente
Partendo dalla situazione di Modena che è totalmente avversa al mantenimento di queste piante direi che la prima operazione da fare sia una corretta piantumazione.
Ponete del materiale drenante sul fondo della buca poi terriccio per piante acidofile. Una volta posizionata la pianta nella buca accostate alla zolla altro terriccio per piante acidofile e completate la piantumazione riempiendo la buca col terreno scavato in precedenza, quindi innaffiate abbondantemente.
Se siete amanti delle pacciamature in questi casi prediligete pacciamature con corteccia di pino, vi spiego questo mio suggerimento.
La corteccia, al contrario di ghiaia e lapilli, è leggera, non comprime il terreno rendendolo compatto, inoltre essendo organica nel tempo va a decomporsi e mescolandosi al terreno va ad aumentarne naturalmente l’acidità.
Sempre più spesso ci siamo resi conto che nei giardini soprattutto le Ortensie pacciamate con lapillo dopo pochi anni iniziano a deperire anche se viene loro somministrato quanto necessario (acqua, concime, acidificanti…). È colpa del peso della pacciamatura che nel tempo comprime il terreno e ne fa uscire tutta l’aria, le radici semplicemente non riescono più a respirare.
Quella “vangatina” attorno alle piante che faceva almeno una volta all’anno chi si occupava della manutenzione dei giardini era un vero e proprio toccasana per la salute delle radici e quindi dell’intera pianta! Non solo arieggiava il terreno ma eliminava erbacce e nidi di uova di parassiti come lumache e cavallette! Ma oggi nessuno vuole questa incombenza, si mettono le pacciamature e ogni tre/quattro anni si cambiano le piante….
Mantenere l’acidità
Torniamo alle acidofile! Una volta piantate inizia la manutenzione. Si tratta di cercare di mantenere quell’ambiente di acidità favorevole che il terriccio per piante acidofile fornisce inizialmente.
Se non si fa più nulla l’acidità iniziale pian piano va a diminuire a causa del contatto con il nostro terreno calcareo. Inoltre irrigando apportiamo un ulteriore contributo di calcare a causa della qualità della nostra acqua.
Il fatto che l’acqua provenga dal rubinetto o da un pozzo non ha alcuna rilevanza: è comunque acqua calcarea.
La soluzione sta nella somministrazione regolare di sali acidificanti. In commercio ve ne sono di diversi tipi, alcuni anche molto costosi. Ma per il giardino, soprattutto in presenza di terreno non solo alcalino ma anche molto argilloso, il Solfato di ferro risulta molto efficace e con un costo molto contenuto. Il Solfato di ferro si può presentare come una polverina o granuli in genere di colore verde chiaro, alcune case propongono anche dei formulati liquidi ma io ne limiterei l’uso alle piante in vaso dato che in giardino la dispersione sarebbe eccessiva.
Per la corretta distribuzione di polvere e/o granuli vi rimando alle istruzioni riportate sulle confezioni che acquisterete.
Mi raccomando di seguirle attentamente sia per quello che riguarda le dosi che le modalità.
NON distribuite la polvere sotto le piante pensando che andrà giù da sola: il solfato di ferro è fotosensibile cioè, se esposto a lungo alla luce, si deteriora! Il problema è che se si deteriora le piante non saranno più in grado di assorbirlo e avrete lavorato per nulla!
Mantenere l’acidità in modo naturale
Soprattutto per le piante in in vaso DIMENTICATEVI i rimedi fai da te tipo aggiungere aceto o limone all’acqua!! Se sbagliate la dose, anche di poco, in un ambiente relativamente piccolo come un vaso, il cambiamento di acidità sarebbe così grande in tempi così rapidi che le piante ne avrebbero un vero e proprio shock! Potreste addirittura ucciderle!
In giardino il volume di terra molto più grande protegge meglio le radici ma è comunque piuttosto rischioso per le piante giovani.
Utilizzate invece tranquillamente aghi o corteccia di pino, compost di foglie di quercia, lupini macinati e torba bionda, usati solo come pacciamanti o distribuiti in superficie hanno un effetto piuttosto lento, per accelerarlo dovete interrarli di volta in volta con una leggera zappettatura. Perché queste somministrazioni siano efficaci, come per tutte le cose naturali, è fondamentale usarne in abbondanza e regolarmente.
Ma la perseveranza premia!
L’acqua
Un ultima raccomandazione, utile soprattutto per chi deve gestire le acidofile in vaso: se potete usate acqua piovana o quella dei condizionatori o acqua distillata, in questi ultimi due casi (si tratta praticamente sempre di acqua distillata) aggiungete un po’ di concime per acidofile perché non contengono minimamente sali minerali. Nel caso che questi accorgimenti non vi siano possibili potete dotarvi di un recipiente capiente in cui far depositare il calcare dall’acqua del rubinetto. Da lì una volta prelevata l’acqua per innaffiare i vostri vasi di acidofile conviene riempire subito il recipiente cosicché il calcare abbia il tempo di sedimentare prima della prossima innaffiatura.
Coltivare piante fuori del loro ambiente ottimale non è impossibile ma è impegnativo e richiede costanza nei trattamenti. Però è anche una bellissima sfida! Se riuscite, nonostante le tante condizioni avverse, a mantenere bene le vostre acidofile, dovete ritenervi giustamente orgogliosi del vostro operato!